Una classificazione
Considerando le suddette manifestazioni fonologiche si possono distinguere diverse tipologie di balbuzie:
- la balbuzie CLONICA: caratterizzata dalla ripetizione coatta, all'inizio o durante l'enunciazione della frase, della sillaba, di una parola o di un gruppo di fonemi;
- la balbuzie TONICA: caratterizzata da uno stato tensivo che interessa sia la vocalizzazione che la gestualità. Si crea un blocco della muscolatura pneumo-fono-articolatoria che impedisce l'inizio della realizzazione verbale o provoca un brusco arresto. Ecco che quindi il soggetto, dando poi origine a delle frasi senza senso, per evitare precisi fonemi, si mette alla ricerca di parole senza quei fonemi;
- la balbuzie MISTA: caratterizzata dall'associazione delle due forme;
- la balbuzie PALILALICA: nella quale "il soggetto ripete spasmodicamente una sillaba che non ha alcuna attinenza con le parole che ha intenzione di pronunciare" (Lunghi e Pearson, 1995).
Va inoltre considerata la forma LATENTE ("covert stuttering") che risulta essere "conseguente al timore di balbettare parlando".
E' una "forma particolare asintomatica, in cui, pur non presentando segni e sintomi classici della balbuzie, si hanno solo minime alterazioni del parlato, non percepibili dagli ascoltatori, né facilmente misurabili" (Croatto et al., 1994).