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Dott.ssa Chiara Comastri: Psicologa, da oltre 18 anni nel campo della balbuzie e dell' educazione del linguaggio.
Ha risolto il suo problema di balbuzie che aveva dall’età di 3 anni, e successivamente ha creato un suo metodo, “PsicoDizione”, che insegna in tutta Italia per aiutare le persone che hanno il disagio della balbuzie. Data l’efficacia di questo approccio forma anche operatori A.S.L. per il “Progetto Lalla” a Brindisi e per il Collegio dei Logopedisti di Aragona (Spagna). Grazie alla propria esperienza, formazione e ricerca lavora con attenzione rivolta sia alla rieducazione tecnica che al supporto psicologico specifico per eliminare il “blocco” nel linguaggio ed imparare a fronteggiare l'ansia.
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Balbuzie? Si può risolvere con la Psicodizione! Noi l’abbiamo già fatto.
Chiara Comastri insegna da oltre18 anni nel campo della balbuzie e dell' educazione del linguaggio. Ha risolto il suo problema di balbuzie che aveva dall’età di 3 anni, e successivamente ha creato un suo metodo, “PsicoDizione”, che insegna in tutta Italia per aiutare le persone che hanno il disagio della balbuzie. Data l’efficacia di questo approccio forma anche operatori A.S.L. per il “Progetto Lalla” a Brindisi e per il Collegio dei Logopedisti di Aragona (Spagna). Grazie alla propria esperienza, formazione e ricerca lavora con attenzione rivolta sia alla rieducazione tecnica che al supporto psicologico specifico per eliminare il “blocco” nel linguaggio ed imparare a fronteggiare l'ansia.
Sono Chiara Comastri e posso dire con gioia e, perchè no, con una punta di orgoglio di aver superato il mio problema di balbuzie! Ma iniziamo con ordine…
Da ex balbuziente, ripensare alla mia storia…ricordarne tutte le tappe… è, di certo, un bel viaggio.… Mi emoziona il sol pensarci.
Compare la Balbuzie…
Iniziai ad avere i primi inceppi di balbuzie a 3 anni. Nessuna causa, ad oggi, è stata trovata. Semplicemente, da bimba precoce nel parlare, con un ricco vocabolario…una mattina, mi ritrovai a faticare nel parlare, nell’emettere i primi suoni della frase.
Soltanto intorno agli otto anni i miei genitori fecero un tentativo di terapia, con un Omeopata per “cercare di tranquillizzarmi”, perchè la visione comune era che fossi troppo agitata. Ma, a parte un miglioramento nell’umore (i minori capricci, per esempio), manifestavo la stessa disfluenza di prima.
Nessun altro intervento fu più tentato, fino alla terza media, su pressione degli insegnanti, che iniziarono a chiedere ai miei genitori di farmi partecipare a qualche percorso psicologico o logopedico per aiutarmi durante lo stress delle interrogazioni.
In effetti, alle scuole medie, avevo iniziato a percepire “IL problema” della balbuzie come molto più pressante: sperimentavo, per lo più, quelli che in gergo vengono definiti “blocchi in partenza”, cioè, percepivo internamente a me la prima lettera della frase che volevo esternare “già inceppata”, sapevo, quindi, che non mi sarebbe uscita. Era indifferente, nel mio caso, che fosse una qualsiasi consonante od una vocale. Sentivo proprio la fatica dell’incominciare la frase, sebbene nella mia testa fosse così chiara e certa nel contenuto. Iniziava, così, tutto un gioco di escamotage che servivano a prendere tempo, intercalari quali “ecco, allora, cioè, dunque, sì, allora” nel tentativo di avere degli scivoli che permettessero a quella maledetta lettera di liberarsi.
Quando nemmeno queste “parole-scivolo” liberavano il pensiero, allora dovevo cambiare strategia ed avevo escogitato una manovra meccanica basata sul forzare l’apparato respiratorio: spingevo fuori l’aria e, sulla scia di quell’emissione forzata di fiato, sentivo un “click” nel pensiero, sentivo, il più delle volte che avrei potuto DIRE, pronunciare il mio pensiero. Faticoso, molto, ma almeno riuscivo a partire!
I risultati, però, durante le interrogazioni, non erano sempre all’altezza della preparazione. Accontentarsi era molto frustrante! Le prime terapie per risolvere la mia balbuzie…
Così, iniziai l’avventura dallo Psicologo. Interessante, ma non ai fini della risoluzione dei blocchi, rispetto a quelli, erano come prima, con l’aggiunta del peso delle aspettative di genitori ed insegnanti. Lasciai, quindi, questo percorso che non aveva dato i risultati sperati sul miglioramento della balbuzie. Così, entrai nel mondo del liceo, dove incontrai una professoressa con un livello di tolleranza, nei confronti della mia balbuzie, molto basso… e così, i miei blocchi divennero davvero delle montagne insormontabili ed il mio unico scopo si trasformò nel “non far accorgere la professoressa dei miei inceppi, a qualsiasi costo”!
Così, iniziò il calvario delle interrogazioni, durante le quali dovevo trovare giri di parole interminabili che potessero sostituire la parola che avevo già percepito inceppata in mente, prima ancora di pronunciarla… l’effetto fu devastante. Iniziai a confondermi io stessa mentre parlavo all’interrogazione, tendevo proprio a perdere il filo del discorso. Una sensazione orrenda.
Mia mamma, a fronte di tutte queste difficoltà, mi propose di partecipare ad un percorso di Training Autogeno, nel tentativo di rilassarmi per poi poter parlare bene, ma, anche questa esperienza, per quanto interessante ed affascinante, non mi diede i risultati desiderati rispetto alla balbuzie.
Nella costante speranza di trovare qualcosa che potesse aiutarmi, mia madre si informò ed ancora una volta mi propose di fare un nuovo tentativo, questa volta attraverso un “corso specializzato sulla balbuzie”, che prometteva “risultati garantiti”, ed allora…via, direzione Liguria, Rapallo. Un corso di due settimane mi aspettava. Ed io, partii piena di aspettative, di voglia di mettercela tutta e di rivalsa. Arrivata, iniziarono a spiegarmi come avrei potuto migliorare attraverso il parlare in maniera cantilenata, addolcendo le consonanti e così, anche se il metodo appariva innaturale e poco conforme alla mia parlantina, sentii le mie speranze crescere ed iniziai ad esercitarmi con occhi e cuore rivolti verso una nuova libertà!
La delusione…
Uscii quindi da quel corso piena di aspettative, e mi impegnai moltissimo nell’esercizio quotidiano, andando ai “richiami” ogni sabato a Modena, ma… sebbene sentissi dei miglioramenti ad ansia bassa, (in casa con mia madre, per esempio, leggevo senza alterazioni di respirazione, ecc…), tuttavia, quando l’ansia era alta, per esempio durante le telefonate o durante le interrogazioni, ecco che tornava ad infilarsi nella mia mente, subdolo, il blocco della balbuzie, la certezza di quel maledetto primo suono inceppato. E, in quel caso, nessuna tecnica insegnatami, aveva il potere di scioglierlo e farlo evaporare dalla mia testa.
Inutile, ad ansia medio-alta ero esattamente quella di prima, sebbene tentassi disperatamente di applicare ciò che mi avevano insegnato: addolcire, allungare la prima vocale della frase…niente! Ero persa. E terrorizzata: se nemmeno con un metodo dai risultati garantiti ci stavo riuscendo (ed era l’unico specializzato nel campo della balbuzie)… beh, allora, ero IO che ero sbagliata. Forse il mio essere balbuziente era più grave di molti altri! Era proprio, il mio problema, un problema di “testa”. Insomma, dopo circa un anno e mezzo di tentativi, sforzi ed allenamenti, niente, in situazioni stressanti ero esattamente “la Chiara balbuziente di sempre”.
Decisi allora di tenermela! “Ok, ha vinto lei, me la tengo”, pensai al mio futuro e decisi che non avrei più fatto la psicologa (come desideravo fortemente) ma avrei studiato per diventare insegnante di ginnastica. Avrei dovuto solo terminare quell’ ultimo anno e mezzo per diplomarmi e poi… basta! Inutile pensare all’essere psicologa. Deciso!
Decido di non mollare… la balbuzie non può averla vinta!
Accadde, poi, che dopo qualche mese, vidi in tv, un ragazzo balbuziente che raccontava la sua storia e sosteneva che, con l’aiuto di un metronomo, si poteva riuscire a superare i blocchi di balbuzie, associando una vocale ad ogni battito di questo strumento. Certo, la parlata risultava leggermente meccanica, ma logica… e senza trucchetti di mascheramento degli inceppi. Ciò che vidi e sentii fu molto interessante, così, decisi di partecipare ad una sua presentazione e, talmente fu convincente, che decisi di riprovarci per un’ultima volta.
Il percorso che mi veniva proposto era molto tecnico, si doveva imparare un nuovo modo di accentuare le frasi mentre si parlava e così, iniziai a fare le prime interrogazioni, con l’aiuto anche del metronomo ed iniziai a sentire che potevo domare i miei blocchi di balbuzie, soprattutto in partenza. Le cose iniziavano a cambiare, iniziai a sentire che il cambiamento era accessibile, iniziai a sentire di poter, in qualche modo, allineare IO le mie frasi, non sentendo più i pensieri totalmente confusi e sparpagliati nello spazio, ma potendo allinearli. Tenerli dritti. Be’, magari per voi sarà una banalità, ma per me, abituata a cedere di fronte alla sensazione di impotenza che la balbuzie mi mandava nei pensieri, rappresentò la scoperta di un mondo nuovo. Potevo imparare a controllare la mia parola. Wow! Talmente fu forte l’entusiasmo per questo cambiamento che iniziai a fare da assistente per insegnare questo metodo.
Le prime esperienze come insegnante
Ripresi il sogno chiuso nel cassetto e mi iscrissi all’ Università di Psicologia e, dopo pochi anni, iniziai anche ad insegnare questo approccio a bambini od adulti balbuzienti.
Ringrazierò sempre questo percorso, perché fu davvero il primo che mi permise di controllare i miei blocchi, di iniziare a sperare che ci fosse davvero una via d’uscita possibile.
Dopo anni di insegnamento, forte di una grandissima esperienza fatta sul campo, e degli studi universitari sui “meccanismi interni” alla balbuzie… be’, due cose iniziarono a starmi un po’ strette:
- 1- la mia dipendenza dal metronomo: (andavo, infatti, ancora agli esami orali accompagnata solo dal metronomo, altrimenti non mi sarei nemmeno presentata) e
- 2- il fatto che, come insegnante, non avessi strumenti per aiutare i ragazzi quando mi chiedevano come applicare tutti gli esercizi e i nuovi accenti, imparati nel corso, all’esterno, nella vita quotidiana, in situazioni di ansia alta.
Mi rendevo conto che non avevo competenze per dare risposte funzionali, se non consigli del tipo: “riproduci all’esterno quello che impari a lezione” ben sapendo che non era questa la soluzione che avrei voluto dar loro, ben sapendo che loro ci provavano ma si ritrovavano a venire “ostacolati” dalla balbuzie, da una pressione “uguale-contraria” derivata dall’ansia, dalla paura dell’altro, del suo giudizio…
Io stessa, in fondo, mi sentivo protetta solo dall’uso del metronomo in situazioni di ansia alta come agli esami universitari, e la mia attenzione continuava ad essere indirizzata sul fatto di incepparmi o meno durante l’eloquio. Questo modo di pensare era IL problema, era il mio essere balbuziente nella testa, come dico io. La mia unica ossessione era: “sto parlando bene, sto parlando bene, ok, accidenti, c’è il blocco, usa il metodo e sciogli il blocco, fatto, bene, non se ne sono accorti, sta andando bene, oddio il blocco, di nuovo, ok, usa il metodo, superato, pfiu! Bene!”.
Questo, per me, significava NON essere libera nella comunicazione e nella relazione con l’altro, che era, invece, l’unica cosa che io desiderassi fortemente.
La Libertà: il poter dire quello che volevo nell’esatto istante in cui lo desideravo, volevo il mio pensiero libero dalla sensazione dell’inceppo e dall’ossessione del blocco che la balbuzie creava in me.
Così, iniziai a partecipare a corsi (non più di balbuzie, perché avevo già imparato a gestire l’inceppo qualora lo sentissi) ma di comunicazione, di crescita personale, di autostima, di obiettivi. Ebbi la fortuna di conoscere Persone straordinarie come Jim Rohn, Roy Martina, Deepak Chopra, Peggy Dylan. Insomma, iniziò a rivelarsi quello che per me era un mondo nuovo, che mi avrebbe condotto a nuove ed importanti intuizioni! Decisi, allora, che il percorso che volevo per me, e per ogni altra persona balbuziente, sarebbe stato finalizzato ad essere liberi da “metodi che si dovevano pensare”, come qualcosa di esterno a sé, e su cui mettere la propria attenzione mentre si stava parlando. A me interessava trovare uno strumento che permettesse alle persone di essere libere di esprimere sé stesse, senza maschere o metronomi o “cose da pensare” al di là dell’ “essere con l’altro”.
La “nascita” di Psicodizione per la terapia della balbuzie
Creai, così, una strada completamente autonoma basata su queste intuizioni che continuavo ad avere, grazie all’esperienza che permettevo a me stessa di fare. Iniziai a sentire che l’ansia poteva essere domata. Anzi, un grande momento di svolta fu quello in cui percepii che l’ansia, la mia peggior nemica di sempre, poteva diventare una grande spinta al cambiamento, all’efficacia nella comunicazione ed al superamento della balbuzie. Potevo andarci a braccetto, insieme. Una meravigliosa sensazione. Fondai così PsicoDizione.
Nel primo anno di attività fu essenziale portare aria fresca nell’approccio, desideravo che i ragazzi avessero un dato di certezza oggettivo delle azioni che loro stessi potevano mettere in vita: ecco l’introduzione dell’uso della videocamera all’interno del percorso rieducativo.
Il chiedere loro di confrontarsi con situazioni reali e stressanti, come il parlare, leggere o litigare davanti ad un pubblico, dare loro la certezza che, proprio in presenza di emotività ed imprevisto potevano essere in grado di cavarsela egregiamente, sentendosi totalmente artefici del loro risultato, beh, ha permesso loro di sapere il perché dei propri risultati, quindi le stesse azioni potevano essere riprodotte e riprodotte e riprodotte. L’osservare il cambiamento, in televisione, costruito in soli pochi giorni, della loro comunicazione…li sbalordisce ogni volta e dà loro la visione di come possono vivere senza balbuzie nel loro futuro!
Insomma, un anno davvero impegnativo, ma carico di voglia di migliorare gli strumenti per i ragazzi. Lavorare in questo nuovo modo, osservando i risultati dei corsisti, supportata, poi, dai feedback dei collaboratori, mi ha permesso di avere il coraggio di lasciare andare, piano piano, vecchie mie personali certezze, che mi facevano, in qualche modo ancora restare ancorata, come concetto di base, a ciò che avevo insegnato attraverso altre strade. Invece, i risultati oggettivi che osservavo mi hanno permesso di fidarmi delle mie nuove intuizioni e di creare piccoli cambiamenti nel percorso che, poi, sono diventate vere e proprie rivoluzioni del paradigma originario da cui avevo sempre approcciato la tecnica di rieducazione.
Ora ero certa che, per risolvere mentalmente la balbuzie, (ancor prima che nella parola), non dovevano “imparare qualcosa di esterno a sé, da pensare ed appiccicarsi addosso, ma che li faceva sentire in qualche modo mascherati e non certo sé stessi”. Io desideravo che loro creassero un cambiamento “dal di dentro”. La rivoluzione doveva essere Presenza e non qualcosa da pensare di altro da sé, cantilene o accenti nuovi o ritmi da seguire o movimenti di respirazione da pensare, altro non erano che qualcosa che portava ad un’alterazione…dovevamo, invece, arrivare al portare ancora più fuori il Sé meraviglioso che ognuno di noi ha dentro.
PsicoDizione crea cambiamenti veri, autentici, i ragazzi hanno finalmente i risultati che avevo sempre desiderato per loro e…per me! Anche il mio modo di parlare CAMBIA, si trasforma, sento sempre più lucidità, anche sotto ansia sento che posso radicarmi sempre più, essere lucida efficace, la “pienezza” dei miei suoni si inizia a far sentire, mi piace. L’ansia…sto capendo come USARLA DAVVERO! Che magia! Ed i ragazzi iniziano a fare lo stesso...ed iniziano ad ottenere i più grandi successi proprio ad ansia altissima: interrogazioni, discussioni di tesi di laurea, colloqui...ricevono i complimenti per le loro esposizioni dalle commissioni. Allora è vero, è universale, per tutti c’è La possibilità di risolvere la balbuzie. Come faccio a spiegarvi l’emozione e la gioia di sentir nascere sempre di più questa certezza? La gioia di veder crescere questa piccola magia? E da lì…tutto prosegue veloce.
La voglia di avere al mio fianco collaboratori abili che potessero affiancarmi in questa missione preme…e, con loro, il metodo si specializza ancora di più. Quanti pomeriggi o viaggi in macchina a divertirci ad immaginare nuovi accorgimenti nell’insegnamento che avrebbero velocizzato l’acquisizione dei risultati confrontandoci sulle reazioni dei ragazzi e sul cercare di capire, dato lo scopo che volevamo raggiungere a lezione, quale fosse il modo, la scaletta, l’esempio che potesse meglio portare l’effetto voluto per liberarli tutti dalla barriera che la balbuzie aveva creato in loro in troppi anni di limitazioni e rinunce!
Grazie Anselmo (Zoccali), sono stati momenti speciali, di grande incontro e creatività.
Eh sì, se ripenso a questi anni di PsicoDizione di cambiamenti ne abbiamo fatti, un metodo in evoluzione, come la vita, sempre in movimento.
Alberto (Demaestri) al nostro fianco, poi, dal 2006 ha permesso di creare una struttura che può dare un servizio sempre di alta qualità, stabile e dinamico per il futuro che vogliamo per tutte le persone che balbettano e per PsicoDizione.
Quante persone hanno dato, consapevolmente od inconsapevolmente, al “mondo della balbuzie”.
Attraverso il loro essersi affidati a noi, all’avere avuto successi, all’ avere avuto difficoltà che ci hanno costretto ad ingegnarci per ottenere risultati di alto livello, o all’aver aiutato altri ragazzi schiacciati dalla balbuzie ad ottenere i loro stessi grandi successi…
Devo, davvero, dire GRAZIE a voi tutti. A ognuno di voi, che ha contribuito a rendere Psicodizione ciò che è oggi, un percorso che dà ad ogni persona la possibilità di essere veramente sé stessa attraverso le proprie parole.
Potrò mai ringraziarvi abbastanza?
Con stima, affetto e gratitudine immensa,
vi stringo forte, Chiara.